giovedì 3 maggio 2012

Chapter 23: WOFIE [Workshop for Innovation and Entrepreneurship] and surroundings

Avvenimenti inerenti l'esperienza Wofie e dintorni, quattro giorni e tante cose da raccontare. 
Prima lezione dell'anno accademico, una rapprensentate viene a dirci due parole riguardo a questa opportunità di lavorare in gruppo per realizzare qualcosa di innovativo, socialmente utile e creativo. Ci mostra questo video e in meno di 5 minuti ha concluso il suo intervento a dirla tutta poco incisivo. Nonostante tutto la pulce nell'orecchio mi resta per qualche settimana, finché decido di iscrivermi. Lo fanno anche altri: Jon, Francesco, Orlin, Piotr, Maciej... Continuo a ripetermi che non  ci saranno altre occasioni, che sono qua adesso, in questo momento e devo prendere tutto quello che viene, sfruttare ogni possibilità. E' un ragionamento che sta alla base di tante delle scelte che sto facendo qua. Non credo mi ricapiterà di partecipare a qualcosa di simile, senza considerare che poi saranno quattro giorni che mi consentiranno di ampliare le conoscenze, confrontarmi con background diversi e realtà di confronto che si avvicinano nettamente di più con quello che sarà - a quanto dicono - il mondo del lavoro. Compilo il form sul sito web, mille dati come al solito. "Send", dati inviati. Solo dopo mi accorgo che ho sbagliato a scrivere il numero della mia Student Card. Come il numero di matricola insomma. Ma nel badge ce ne sono due, entrambi identificativi, e ovviamente io ho preso quello che non andava bene. Mando un'email pregando di correggere, mi ringraziano il giorno dopo per aver rettificato.
I giorni del Wofie si avvicinano, le lezioni sono sospese per la settimana che ci vede chiamati in causa in questo workshop. "Ohh fuck... Jon, have u seen where are we supposed to attend the Wofie?!", domando qualche giorno prima. Incredulo alla mia risposta "At Norkraft...dammit!", sembra pentirsi amaramente della scelta fatta. Le mattine sono ancora fredde e farsi 5 chilometri in bici appena svegliati non è il migliore dei toccasana. Certo invece contribuisce non poco a quel che si dice "svegliarti fuori" (o meglio svejarte fora). 
Il minestrone dei quattro giorni di Wofie sono un sacco di cose messe insieme. Seguirò il mio brainflow. Non c'è nulla di più scontato per me che arrivare in ritardo al mattino. Alla stazione se devo prendere il treno (che di solito acchiappo al volo e quindi annullo sagacemente il ritardo stesso arrivando a destinazione come quelli che l'hanno aspettato per mezz'ora), ad un appuntamento se non c'è il treno che ricolma il gap, alla AAU se ci vado in bici (d'oh!) e downtown se sto andando al Wofie. Il primo giorno rompe il mio trade: la mia dedizione alla causa mi fa arrivare addirittura qualche minuto prima. Siamo al sesto piano di un palazzo che di piani ne ha 13. Ascensore ovvio, perlomeno per salire. Di sopra ci sono dei fogli appesi ad una vetrata con gli elenchi dei componenti dei gruppi. Appartengo al numero 30, sala "Telescopio". Oltre a quella c'è la Microscopio sempre qua al Norkraft, poi c'è la sede a Copenhagen e quella a Esbjerg. Siamo in cinque il all'inizio, una ragazza molla alla fine del primo giorno giustificando con "problemi al lavoro" un quit presumibilmente dovuto ad incompatibilità femminile con le altre due ragazze del gruppo. Ci buttiamo a capofitto in mezzo alla selva di post-it che ci hanno messo a disposizione e iniziamo a scrivere giù peronali idee su cosa potrebbe essere socialmente migliorabile in questo mondo. Quali sono i problemi? Quali le possibili soluzioni? Si spazia dal problema rifiuti alla questione cibo, dai trasporti all'energia, dall'ecologia alle pari opportunità. Scartiamo le cose frivole e quelle di scarso impatto sull'interesse di una potenziale giuria e finiamo per orientarci su un qualcosa di ancora indefinito. Qualcosa che nasce da un problema concretamente riscontrato da una ragazza del gruppo, Steph e che tocca dal primo momento anche me, Tanja, Henrik e l'altra che non mi ricordo come si chiama actually... Comunque insomma 'sta Steph ha fatto da assistente a tempo pieno ad una ragazza disabile, precisamente spastica, riscontrando che davvero per realtà come la sua il trovare da vestire è un problema non trascurabile. E non si sta parlando semplicemente dell'ostacolo materiale di andare a fare shopping e provare i capi, bensì anche dell'esistenza di vestiti che incontrino le richieste e le necessità delle persone diversamente abili. Soddisfare la propria comprensibile pretesa di vestire secondo gusti, personalità e carattere...perché, diciamocelo, l'apparenza descrive un bel po' la persona e il suo aspetto interiore. Ho tante mie teorie in questo senso, ma credo che il racconto debba andare avanti! Beh, insomma, sulle ceneri di questo braciere nasce FitFashion.
Sono talmente in ritardo con gli aggiornamenti che hanno perfino fatto in tempo a mettere le riprese della nostra presentazione su internet. Scelta condivisa dal gruppo: far parlare le due ragazze e far rispondere alle domande della giuria i ragazzi. Che poi non è andata proprio così, ma insomma...avrò detto sì e no due parole (oltre al nome...che tra l'altro ho detto in simpatico ritardo causa distrazione: stavo tentanto di concepire una disposizione scenica leggermente migliore di quella che si vede nel video...non è possibile coprire un quarto di slide con l'ombra!)! Maledette, solo perché hanno un inglese più fluente e la rispostina a portata di mano... Ecco qua i contenuti:
- Beh innanzitutto il sito dell'esperienza Wofie
- La presentazione finale di FitFashion
- Le domande, QuestionTime
All in all, è stata un'esperienza costruttiva: confrontarsi con cose mai viste, persone sconosciute e fa ribollire in un pentolone comune le migliori idee che ognuno di noi è stato in grado di realizzare...tutto questo è stato senza dubbio occasione di crescita per me. Non mi dilungo oltre perché soffermarmi a raccontare dei vincitori non ha molto senso: la giuria pare aver apprezzato idee più utopiche, fumose e stravaganti che proposte realizzabili. Su tutti il terzo posto di Time2Help: progetto di una rete di trasmettitori tipo cercapersone che richiamano l'attenzione delle persone nel circondario che possiedono altrettanti trasmettitori. Il punto è: "Are you a Hero?". Bene, se non hai niente da fare dalla mattina alla sera allora metti in pratica le tue doti di eroe completando un training che consiste in un gioco per PC o console. Bene, ora sei pronto a salvare vite e non appena qualcuno sarà in difficoltà o in pericolo potrai metterti in gioco e andare a salvare innocenti fanciulle inermi da ladri e rapitori. NGP (no go paròe). Passiamo ai ricchi dintorni che hanno farcito i medesimi giorni!
Bel tempo implica calcio, a quanto pare. Abbiamo giocato a calcio il primo giorno del wofie, appena tornati a casa. Campo enorme, in pendenza e con alberelli in mezzo. Un giardino, in realtà. Doccia, deliziosa sangria pre-barbeque fatta da Charles e la Clemen. Un pentolone - di quelli che per dimensioni ho visto solo alle suore quand'ero in asilo e al campo scuola in mensa - se ne va in un baleno. Il bbq è una figata, abbiamo messo 40 corone a testa e si è mangiato un sacco. Per la cronaca Haiyong ha cucinato patate arancioni e rondelle di banana. Ahahaaha, 'sti cinesi!
Termine del giorno uno con ukulele songs e musica a palla in camera di Charles...topic delle canzoni: Italia vs Spagna. Alla very end del giorno uno in realtà abbiamo aiutato la Clemen a figurarsi out come raggiungere l'Italia, che tappe fare e cosa visitare dato che spenderà i giorni di Pasqua dalle mie parti. Finiamo per metterci d'accordo di trovarci a Venezia!
Secondo giorno di Wofie memorabile per il Kebabbaro del centro. Dopo una capatina da H&M con Francesco (fruttatagli una maglietta con la scritta I AM AWESOME, che avrei preso senz'altro anch'io se non fosse stato per il formato tutt'altro che concorde con il credo di FitFashion: chi diamine ha un busto quadrato? non sarà mica possibile avere un torace tanto largo quanto alto!). Serata imbarazzantemente piena di eventi: andare a giocare a Curling (ultima occasione della stagione) oppure fermarsi in TVroom a guardare l'andata di Milan-Barcelona? Decido di optare per l'aurea mediocritas: se in medio stat virtus mi conviene prendere come indice (preciso e indicatore) la prima parte della serata Curling, e come anulare (fede) il secondo tempo della partita. Ovvio che al centro tra le due cose ci sono io con le mie virtù. Il match si conclude con uno sterile 0-0. Giocare a curling invece è stata proprio un'esperienza che valeva la pena provare. Avevo perfino il giochino sul cellulare... anzi ancora prima, nei mesi d'avvio del canale Sportitalia (quelli in cui non c'era il commento, solo ed esclusivamente immagini degli sport più strani ed estremi praticati sulla faccia della Terra) sono stato intrattenuto più e più volte da partite di Curling risalenti a qualche non ben identificata olimpiade invernale. Beh, poco da dire... giocarci davvero è stracciato!!! Ci hanno fatto indossare una specie di calzare di gomma con la suola perfettamente liscia che va a coprire la scarpa. In pratica se già si scivola normalmente con un paio di scarpe da ginnastica, con quella addosso è come sciare. E la scarpa con cui di solito si scivola a sbrega sul ghiaccio diventa il tuo arto in grado di fare più grip. Gli stones pesano un monte e di conseguenza hanno un'inerzia assurda. Tutto si gioca sulla spinta iniziale dal blocco di partenza, le altre sono solo lievi correzioni. Per il resto, le foto parlano!
Ultimo giorno di Wofie: là a Norkraft fino alle 7. L'atrio dell'ultimo piano è diventato per qualche ora la nostra saletta per rodare la discussione. Qualche piano più sotto una terrazza dà sul fiordo. Io, Cesco e altri ragazzi che raccattiamo su per strada non perdiamo l'occasione per uscire a prendere un po' d'aria. Dove per un po' intendo 40 chilometri all'ora di sventolate effetto lifting provenienti direttamente dal fiordo. Paesaggio e birre free (box di tuborg lasciati là fuori dopo un qualche evento) ripagano completamente la sopportazione di raffiche sempre simpatiche e gioviali. Serata da Yam in Boulevarden e poi Street, come di consueto. E sempre tra Rock Nielsen e Hr. Nielsen, come altrettanto di consueto.

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