venerdì 3 febbraio 2012

Chapter 2: Those first days [part one]

Hey guys! Eccomi qua a raccontarvi di "quei primi giorni" dei quali non sapete ancora niente causa mio sovraffollamento di cose da fare. Ridurrò tutto a qualche aneddoto qua e là, limitandomi a fare dei flash e allegare foto senza flash (come da mio stile, at all). Vi avviso già subito che ho oramai deciso di tenere il blog in linguaggio ibrido, poiché alcuni termini in inglese non possono essere resi/non hanno la stessa resa, o perché semplicemente non mi viene la traduzione! Anyway, dividerò tutto in paragrafi:

THE TRAVEL
Ok, salto in tronco la vigilia altrimenti mi viene un po' di nostalgia (magari ne ricaverò un post in cui potervi ringraziare tutti per i meravigliosi saluti che mi avete riservato: un abbraccione a tutti, Clara ti amo, Famiglia ti voglio bene!). Viaggio in aereo prenotato alcuni mesi in anticipo. Trecento euro volati (nel vero senso della parola), ma per lo meno la KLM mi ha concesso di portare un bagaglio stiva da 23 kg e un bagaglio a mano da 12 kg, which is not bad per uno come me che è solito portare con sè un bel po' di roba e che si riduce ogni volta a pesare la valigia con due bilance diverse per ovviare ad eventuali starature! E visto che ci sono ne approfitto per affermare che viaggiare è in tal senso un buon modo per tenere sotto controllo il proprio peso corporeo dato che, for those of you who used to weigh the luggage by hanging it on the scale and subtracting your weight to the readable numbers, è necessario vedersi sbattuti in faccia i propri 68 chiletti ogni volta. Notte breve, agitata e quasi insonne quella della vigilia. Sveglia alle 4 del mattino, colazione leggera (ho un nodo esofageo che mi chiude lo stomaco), eccoli là i miei bagagli: c'è tutto. O ca**o, il cellulare: "Luca fammi uno squillo che non lo trovo più!". Ah sì, ce l'ho addosso...maledetta camicia con le tasche. Pochi ultimi accordi e un arpeggio chiaramente improvvisato escono dalla chitarra di mio fratello che è preso con le bombe e rinuncia per il suo bene ad accompagnarmi (a proposito, stai meglio o sei ancora chiuso come un portone?). Si parte, ho il posto d'onore accanto al guidatore - mia mamma di rado sale dietro ma ha pensato bene di concedermi un parabrezza intero per poter rimirare per l'ultima volta i paesaggi veneti. Sono le 4.40, il volo è alle 6.30 ma in giro non c'è un cane...arriveremo prestissimo! Orario balordo questo, ma è l'unica soluzione in grado di farmi arrivare ad Aalborg con il sole ancora "alto". Tiro fuori il cellulare dalla tasca, averlo in mano mi dà sempre una sensazione di potere. Dannazione una chiamata persa: Fratello Voda. Che cavolo posso essermi dimenticato a casa?!? Siamo già in bretella, fuori dalla tangenziale. Penso già al pacco da farmi inviare e richiamo Luca ancora inmattonito dall'after della notte. No, aspetta - dopo uno squillo metto giù - cala la tensione: era lo squillo di quando non trovavo il cellulare, altro che chiamata persa. Fiiiuu... Check in, ci siamo, tutto a posto. Devo aver dimenticato il tritolo a casa o forse non è stato rilevato dal metal detector. Raccolgo la roba dalle mie tre vaschette piene, con calma: ho un sacco di tempo. Ultimo sguardo indietro: vedo i miei che si sporgono: ciao papà, ciao mamma! Come farò senza di voi - come farete senza di me?! A farmi vincere i primi minuti di solitudine un tipo curioso mi si avvicina: si presenta come Leo(-poldo: l'ho letto dal suo biglietto, è inutile che faccia finta di avere un nome figo). "Studente Erasmus?", mi fa, "Sì, certo... si vede?!" gli rispondo prontamente ripensando insistentemente alla scena del film "L'appartamento spagnolo" del quale ho visto solo i primi 15 minuti. Mi dice che ho troppa roba e che lui ha fatto l'Erasmus in Finlandia anni fa, poi è tornato là pure per la tesi e il dottorato. Lavora a Londra mi pare di aver capito. Ha una parlata strana, di accento dico. Non saprei dire da dove viene di preciso ma quel che conta è che mi tiene la mente occupata e la tristezza del distacco lontana. E' il momento del boarding: ho un bagaglio a mano eccessivo, ingombrante. Un borsone grande, forse oversize ma di sicuro non overweight, scommetto che do un sacco nell'occhio ma nessuno sembra curarsene. Nemmeno la gentilissima hostess della KLM che mi trovo davanti in aereo. D'altra parte ormai sono a bordo e, nonostante il mio bagaglio ci stia in cappelliera solo per miracolo costringendo un altro passeggero a lasciare il suo vicino alla cabina di pilotaggio, si parte. E' la classica fase del "chi sarà il mio vicino?". Il mio sembra essere l'uomo invisibile dato che è trasparente e mi cede volentieri - senza emettere alcun suono o gesto - il posto vicino al finestrino. Sembra anzi molto contento di reggermi giubbotto e reflex. Meglio per me. Colazione con panini al formaggio e prosciutto, ovvio che non li mangio. Semmai quando mi verrà fame torneranno utili. C'è tanta neve nelle Alpi, non so di preciso dove ma ce n'è tanta. Vallate piene e paesini sommersi! Poi un tappeto di nuvole, come un mare in pratica. Ma prima uno spettacolo di lucine e lucette, nastri gialli che si articolano come capillari di un' angiografia su uno sfondo nero formando reti, loop, cerchietti qua e là (evviva le rotonde!!!). Eccomi qua, sono ad Amsterdam. E ho qualche ora di attesa allo Schiphol, il quarto aeroporto più grande d'Europa. Ne apprezzo solo il terminal B: qui sono atterrato e da qui decollerò. Ok proviamo la reflex! Strane opere d'arte tipo maschere gigantesche luminose policromatiche opprimono un passaggio verso la zona duty free. Che poi non si è mai capito perchè se è duty free costa tutto un botto lo stesso. Beh, in ogni caso non ho bisogno di niente per fortuna. Vado nei pressi del mio gate, almeno tento di riposare un po'... Ci sono persone sedute in attesa del loro volo: ce n'è uno verso Venezia prima del mio per Amsterdam. Wow, coincidenze...Oh ma che bello: una postazione con le prese dove attaccarmi col notebook (che ormai pare avere un'autonomia a batteria di circa 2 minuti). Ma what the fu*k: fase e neutro sono ok...ma la terra è spostata. E il mio adattatore è in valigia obviously. Vabbè, rassegnato mi reco nei pressi di un bar travestito da una commistione di sport: passano Nadal vs. Djokovic su un paio di LCD appese dal soffitto. Eccomi sulle prime poltroncine utili: mi trovo alla perfetta distanza per vedere tutto except for the tennis ball. Anche questa è andata. Sento una signora parlare animatamente con una ragazza: è in merda perchè non trova il volo. Non aveva cambiato fuso orario al suo orologio. Un altro anziano in attesa del volo per Aalborg assume pastiglie cadutegli sul pavimento, peggior ricettacolo di batteri dopo le tastiere degli internet point. Dai che si riparte: il secondo aereo è decisamente più piccolo (un Fokker 70 contro l'Embraer 190 di prima). Non c'è problema comunque, se non per la tendenza della KLM a servire un pasto proporzionale alla grandezza dell'aeromobile. Mi farò bastare questo magnifico pacchettino di rodeo da 20 grammi. Un po' di turbolenze ravvivano il percorso verso la Danimarca, e il tunnel di nuvole ci accompagna per un bel po'. Manca poco, ecco il Limfjiorden, non sono sicuro che lo sia but I guess it (per i curoiosi: si rivelerà essere effettivamente il Limfjorden). Atterriamo a livello della parte più stretta del fiordo: è tutto ghiacciato qua. Ghiacciato e a chiazze. Pare tipo una distesa in fantasia pied de poule. Vento, aria, raffiche assurde appena scendo. Aeroporto simile alla hall di un albergo, piccolo. Un cane antidroga controlla i bagagli correndo allegramente sul nastro trasportatore.

EARLY STEPS IN AALBORG
Accendo il cellulare e ricevo subito un sms that sounds like: "Ciao Andrea, dall'aeroporto uscendo hai di fronte a te la fermata dell'autobus per arrivare in centro. Il biglietto si fa sull'autobus. C'è un bancomat in aeroporto se devi ritirare. Ti conviene scendere a Nytorv. Se vuoi che ci troviamo lì scrivici. Se sei affamato ti facciamo anche una pasta.". Telegrafico, ma cosa volere di più dalla vita?! So che metà di voi starà pensando ad un Lucano, ma sinceramente io in quel momento ho benedetto il cielo e ho chiamato il mittente: Federico. Federico e Martina sono qua ad Aalborg in Erasmus da settembre, sono stati in corso con me fino all'anno scorso. Scendo a Nytorv allora, per il pranzo ho i panini della colazione. Sembro piuttosto scoordinato con i bagagli ma d'altra parte sto scarrozzando trenta chili abbondanti. Chiamo casa, è necessario che sappiano che è andato tutto bene. La Cleer mi stava aspettando, i miei anche. Arrivano a breve anche Federico e la Martina: dalla fermata dell'autobus saranno 2 minuti fino alla Student House. La Studenterhuset (il danese è tanto strano) è una struttura che ospita un bar - meta e punto d'incontro degli studenti internazionali - con un biliardo e una decina di tavolini, poi al piano superiore alcuni uffici e la stanza dove accolgono i just arrived students. Mi registro, compilo un modulo. Lo consegno. Ne ricevo altri 20. Mi danno una borsa di stoffa, la comune borsa che ti danno le università. Mmmh questa sembra anche meglio delle altre. Riempiono man mano la borsa di unuseful stuff. Però ho la mappa della città e del campus. "Il mio alloggio? In Brandevej [pronuncio brandevesjh, era brandevai... fingono di non capire per mettermi in imbarazzo]". Non è ancora disponibile, non hanno le chiavi. Poco male, starò qualche notte da Federico in centro città. Prendo un tè con la Martina e Federico, conosciamo una ragazza - Marie Eve - che viene dal Quebec. Arriva poi un loro amico, spagnolo, insieme ci beviamo una birra al bar della Student House. Mi sistemo nel palazzo di Federico e della Martina: lei sta al piano rialzato, lui al terzo. E' una scalata con quei trenta chili. Ha una gran camera, con un divano che diventerà presumibilmente il mio letto. L'appartamento accoglie cinque studenti, con la cucina e il bagno condivisi, e un corridoio a collegare le varie camere. Sembrano simpatici - ce ne sono solo due a casa: Yvés Remi (belga) e Eugene(-os Greco). C'è un po' di casino in giro, la cucina è piccolina ma ha proprio tutto, dal forno a micro onde al bollitore. Hanno una collezione di spezie che primeggia su due mensole. Andiamo a fare la spesa al Netto market, un discount a 20 metri. Si capisce poco o niente dalle etichette, le figure diventano in questo senso essenziali. Qua vendono le verdure incellofanate singolarmente, un cetriolo, un cavolfiore. La carne e il pesce sono costosissimi, ma Federico ne sa a pacchi, quindi non ci mettiamo molto a comprare tutto quello che serve. Per far posto alla spesa liberiamo un pianale della credenza sistemando razionalmente una cinquantina di contenitori in plastica per il cibo. Compiaciuti del nostro lavoro decidiamo di cucinare la cena. Spaghetti al pomodoro e tonno, mi sento ancora a casa! 
Subito dopo ci raggiungono la Martina, sua sorella Chiara (hey, they're twins!), Elena loro coinquilina e Yasmina idem ma francese. Beviamo un tè ed esprimiamo considerazioni sulla botta di roba da mangiare che delle ragazze del piano di sotto hanno regalato ai ragazzi dell'appartamento di Federico. Scatoloni che ci sono stati a malapena in dispensa. Qualcosa anche di assurdo. Ma comunque eccoci qua!
Come dicevo il mio letto è un divano elaborato: due piumoni, cuscini e coperte ne alzano la seduta e provvedono ad ovviare alla sua inconcepibile inclinazione. A coprirmi bastano le lenzuola e un plaid di pile leggero, finalmente riposo. 

4 commenti:

  1. iniziamo con il dossier delle ricette per la sopravvivenza :-).... mi sento molto benedetta parodi in questo momento! :-) per ambientarti ti mando subito la ricetta del caffè alla danese :-) (secondo me è buonissimo!! )

    Caffé alla Danese

    Cosa serve
    1 tazzina di caffè molto forte - 2 cucchiaini di zucchero - 1 bicchierino di acquavite - 1 cucchiaio di panna montata (il vero caffè alla danese sarebbe con la panna liquida).

    Come si prepara
    1. Mettete in un bicchiere lo zucchero e fatelo sciogliere con una piccola parte del caffè caldo.
    2. aggiungete l'acquavite e il caffè rimanente ancora caldo e mettete un cucchiaio di panna montata sopra, cercando di versare la panna con delicatezza in modo da non far mescolare gli ingredienti tra di loro.

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    1. ho l'acqua e una vita...va bene lo stesso amore?! =) Cmq appena ho occasione vedo se trovo un piccola bottiglietta di acquavite! Devo controllare come si dice in danese! grazie tesoro!

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    2. PASTA AL PATE' DI OLIVE E POMODORINI (decisamente più italiana!)
      in una padella con un filo d'olio fai rosolare bene mezza/un quarto di cipolla,poi aggiungi 2 cucchiai di patè di olive/olive tritate e mezzo barattolino di pomodori pelati (meglio se sono pomodorini), fai insaporire il tutto unendo la pasta al sugo quando è cotta :-) baci

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    3. Ohhhh! Questa mi ispira un saccoooo! La prossima volta compro le olive e la faccio!!! Grazie tesoro!

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