mercoledì 8 febbraio 2012

Chapter 6: (Mis)adventures by bike

Da questo post in poi credo che non manterrò più l'ordine cronologico degli eventi, cioè ovvio che non scriverò prima quelli futuri rispetto a quelli passati...ma organizzerò i post per temi. Questo è quello dedicato alle prime (dis)avventure con la mia bici. Quella viola, sì, ve la ricordate?! Dopo qualche giorno di parcheggio in una casetta di legno dietro casa di Federico passo a riprenderla, senza bici mi sento troppo isolato quaggiù. E' in forma smagliante, meglio di come l'ho lasciata forse. Mi pareva che avesse le ruote del tutto sgonfie e invece sembra reggersi bene in piedi. Ho comunque in mente di cercare una pompa per ridarle un po' di vigore. I danesi hanno i compressori in mezzo alle piste ciclabili, cioè non dovunque...ma uno ogni tanto si trova. Fede me ne ha indicato uno sulla via di casa. Dopo neanche un chilometro ne scovo io un altro: "LUFT", è un piccolo totem con un tasto per farne uscire aria. Compiaciuto dell'inaspettata scoperta mi fermo. La guaina è dannatamente corta. Mi costringe a sbattere la bici di traverso e occupare l'intero marciapiede. Fa niente, sarà questione di un attimo. Il bocchettone dell'aria è fatto a martello: ha due valvole che sputano aria ambo i lati. Chissà. Provo a tapparne una con un dito, esce aria dall'altra. Viceversa uguale. Mah. Tolgo il tappino della bici, le due parti non matchano dannazione. Tolgo un altro tappino della bici, e un altro ancora. Pffffffiu. Okay, gomma del tutto a terra. Le due parti continuano a non fittano ancora. ♪ ♫ Porco demonio porco, porco demonio porco, porco demonio porco: PORCO! ♪ ♫ Non mi è mai capitato di sentirmi così imbranato. Sto congelando, ho questo zaino sulle spalle che mi scende a destra e a manca, i guanti appoggiati per terra nell'unico centimetro quadrato senza neve/acqua, le dita bluastre. Scendo a un compromesso con me stesso e mi abbasso a chiedere aiuto ad una ragazza, sembra autoctona, dovrebbe sapere - mi dico. "Sorry, can you help me to understand how it works?!" Era lì anche lei per il compressore. Mi dice che non ne ha la minima idea. Forse non è neanche danese...se ne va. Nel frattempo capisco come cacchio funziona quella valvola: da una parte butta fuori aria, dall'altra sfiata quando rileva troppa pressione. Ecco due bei ragazzotti, danesi ne sono certo stavolta. Ne sanno a pacchi. Uno dei due prende in mano la valvola e mi rimonta uno dei tappini della camera d'aria. Fa per prendere il bocchettone e, attonito, mi fa: "Oh, man, this stuff is defective...A small part is probably missing, maybe someone has damaged it". Ah ben ciò: bici presa peggio di prima - me la vedo già tutta a piedi. Mi indicano un ditributore a duecento metri, là dovrebbero avere il compressore che fa al caso mio. Ci arrivo in pochi minuti, scambio un signore per il responsabile della Esso. Ha il pile che pare una divisa colorata da lavoro. Gli chiedo se posso usare il compressore, mi accorgo che c'è sua moglie dietro. Ok non è il benzinaio, ho cappellato in pieno. Ripiego chiedendogli dove sia il compressore. Pare non accorgersi del mio mio misunderstanding. Questo qua va che è una meraviglia. La mia bici è pronta, si parte. E' sabato, sulla via di casa vedo un cartello con disegnata una chiesa. Svolto a destra, poco più avanti mi trovo davanti una grande ma bassa struttura. Lascio giù la bici (legandola ovviamente, ormai è uno tra i beni più preziosi al mondo per me! ahahha), chiedo di entrare ad un signore che mi vede dalla porta a vetri. Mi fa segno col dito di fare il giro. Entro dalla porta secondaria. Moquette per terra, rossa, morbida. Amo camminare su un pavimento come quello, sono so sorry di farlo con questi scarponacci Dolomite pieni di neve e onto. Mi richiama alla mente il materiale insonorizzante dell'UCI cinemas, ci passerei giorni interi a passeggiare là sopra. Si presenta, è il sacerdote. Mi dà un benvenuto caloroso ed affettuoso e mi indica il campo da basket interno. Lo guardo e gli dico che sono là semplicemente per vedere la chapel e per pregare un po' se si può. Sbalordito ed incredulo mi chiede di ripetere. Oddio, non credevo che fosse una cosa così rara ed improbabile da queste parti. Mi spiace averlo destabilizzato, ma ne sono allo stesso tempo soddisfatto e rallegrato. Mi porta al campo da basket, cuore pulsante (e sbattente) della struttura. 
  
Ferma il gioco, gli dico che non serve, che non ho bisogno di silenzio nè di rovinare la partita a quel gruppo di giovani. Ne prende con sè due, mi guidano per i corridoi di quello che capisco essere una specie di seminario. Hanno anche un piccolo asilo, una sala dove studiano e si confrontano sulla Bibbia, le camere da letto, il mega campo da basket appunto e la cappella. E' totalmente spoglia, pietre s faccia vista e legno. L'ambone e un organo sull'altare con qualche panca ulteriore subito dietro. Parlo loro di Taizé, della GMG. Mai sentiti, ma ne restano affascinati. Chissà che non sia io a fare proselitismo va... Beh comunque, dopo averli ringraziati per l'ospitalità e ancora not aware del loro preciso credo, mi lasciano un biglietto da visita della loro chiesa: Jesu Kristi Kirke, c'è un rimando ad un sito mormone. Non ho idea di quali siano i capisaldi della loro fede (qualche don che accorra in mio aiuto?), ma sono brave persone, senza ombra di dubbio. Ciedo loro dove sia la chiesa cattolica più vicina. Dall'altra parte della città - perfetto. Me ne torno a casa e finalmente mangio qualcosa, ovviamente è un orario da lunner...
 

 Altra (dis)avventura biciclettesca capitatami ieri, 7 febbraio. Ormai io e la mia bici siamo un tutt'uno. Ci capiamo, soffriamo insieme le uphill della città di Aalborg, ci sosteniamo quando sono necessari gli ultimi sforzi per raggiungere l'apice della salita. Sono ormai un maestro del freno a contropedale. Le uniche con cui non ho ancora un feeling perfetto sono le marce. Credo proprio che si siano risentite di questo perchè ieri mattina, ore 9.40, dopo aver inforcato il mio bolide per andare all'università, faccio per cambiare rapporto e mi resta in mano la levetta di plastica. Questo demonio è sempre più porco dannazione. Malumore immenso, visto e considerato che delle 2x3 marce ne funzionavano solo due e che i miei attrezzi qui consistono in un cacciavite e un coltellino svizzero. Torno indietro di qualche metro a raccogliere i pezzi, con sommo dispiacere noto che la levetta era fatta di sola plastica, probabilmente resa fragile dal gelo della notte. Mi rendo presto conto che difficilmente potrò trovare un rimedio, e mi rendo conto ancor più che dovrò affrontare tutte le salite col rapporto lungo. Credo che per stavolta mi trasformerò nell'eccezione vivente al detto "Chi che no ga testa, ga gambe". Credo che avrò modo di sviluppare sia la prima che le seconde. Grazie Aalborg per damene modo!






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