Da questo post in poi credo che non manterrò più l'ordine cronologico
degli eventi, cioè ovvio che non scriverò prima quelli futuri rispetto a
quelli passati...ma organizzerò i post per temi. Questo è quello
dedicato alle prime (dis)avventure con la mia bici. Quella viola, sì, ve
la ricordate?! Dopo qualche giorno di parcheggio in una casetta di
legno dietro casa di Federico passo a riprenderla, senza bici mi sento
troppo isolato quaggiù. E' in forma smagliante, meglio di come l'ho
lasciata forse.
Mi pareva che avesse le ruote del tutto sgonfie e invece
sembra reggersi bene in piedi. Ho comunque in mente di cercare una
pompa per ridarle un po' di vigore. I danesi hanno i compressori in
mezzo alle piste ciclabili, cioè non dovunque...ma uno ogni tanto si
trova. Fede me ne ha indicato uno sulla via di casa. Dopo neanche un
chilometro ne scovo io un altro: "LUFT", è un piccolo totem con un tasto
per farne uscire aria. Compiaciuto dell'inaspettata scoperta mi fermo.
La guaina è dannatamente corta. Mi costringe a sbattere la bici di
traverso e occupare l'intero marciapiede. Fa niente, sarà questione di
un attimo. Il bocchettone dell'aria è fatto a martello: ha due valvole
che sputano aria ambo i lati. Chissà. Provo a tapparne una con un dito,
esce aria dall'altra. Viceversa uguale. Mah. Tolgo il tappino della
bici, le due parti non matchano dannazione. Tolgo un altro tappino della
bici, e un altro ancora. Pffffffiu. Okay, gomma del tutto a terra. Le
due parti continuano a non fittano ancora. ♪ ♫ Porco demonio porco, porco demonio porco, porco demonio porco: PORCO! ♪
♫ Non mi è mai capitato di sentirmi così imbranato. Sto congelando, ho
questo zaino sulle spalle che mi scende a destra e a manca, i guanti
appoggiati per terra nell'unico centimetro quadrato senza neve/acqua, le
dita bluastre. Scendo a un compromesso con me stesso e mi abbasso a
chiedere aiuto ad una ragazza, sembra autoctona, dovrebbe sapere - mi
dico. "Sorry, can you help me to understand how it works?!" Era lì anche
lei per il compressore. Mi dice che non ne ha la minima idea. Forse non
è neanche danese...se ne va. Nel frattempo capisco come cacchio
funziona quella valvola: da una parte butta fuori aria, dall'altra
sfiata quando rileva troppa pressione. Ecco due bei ragazzotti, danesi
ne sono certo stavolta. Ne sanno a pacchi. Uno dei due prende in mano la
valvola e mi rimonta uno dei tappini della camera d'aria. Fa per
prendere il bocchettone e, attonito, mi fa: "Oh, man, this stuff is
defective...A small part is probably missing, maybe someone has damaged
it". Ah ben ciò: bici presa peggio di prima - me la vedo già tutta a
piedi. Mi indicano un ditributore a duecento metri, là dovrebbero avere
il compressore che fa al caso mio. Ci arrivo in pochi minuti, scambio un
signore per il responsabile della Esso. Ha il pile che pare una divisa
colorata da lavoro. Gli chiedo se posso usare il compressore, mi accorgo
che c'è sua moglie dietro.
Ok non è il benzinaio, ho cappellato in
pieno. Ripiego chiedendogli dove sia il compressore. Pare non accorgersi
del mio mio misunderstanding. Questo qua va che è una meraviglia. La
mia bici è pronta, si parte. E' sabato, sulla via di casa vedo un
cartello con disegnata una chiesa. Svolto a destra, poco più avanti mi
trovo davanti una grande ma bassa struttura. Lascio giù la bici
(legandola ovviamente, ormai è uno tra i beni più preziosi al mondo per
me! ahahha), chiedo di entrare ad un signore che mi vede dalla porta a
vetri. Mi fa segno col dito di fare il giro. Entro dalla porta
secondaria. Moquette per terra, rossa, morbida. Amo camminare su un
pavimento come quello, sono so sorry di farlo con questi scarponacci
Dolomite pieni di neve e onto. Mi richiama alla mente il materiale
insonorizzante dell'UCI cinemas, ci passerei giorni interi a passeggiare
là sopra. Si presenta, è il sacerdote. Mi dà un benvenuto caloroso ed
affettuoso e mi indica il campo da basket interno. Lo guardo e gli dico
che sono là semplicemente per vedere la chapel e per pregare un po' se
si può. Sbalordito ed incredulo mi chiede di ripetere. Oddio, non
credevo che fosse una cosa così rara ed improbabile da queste parti. Mi
spiace averlo destabilizzato, ma ne sono allo stesso tempo soddisfatto e
rallegrato. Mi porta al campo da basket, cuore pulsante (e sbattente)
della struttura.
Ferma il gioco, gli dico che non serve, che non ho
bisogno di silenzio nè di rovinare la partita a quel gruppo di giovani.
Ne prende con sè due, mi guidano per i corridoi di quello che capisco
essere una specie di seminario. Hanno anche un piccolo asilo, una sala
dove studiano e si confrontano sulla Bibbia, le camere da letto, il mega
campo da basket appunto e la cappella. E' totalmente spoglia, pietre s
faccia vista e legno. L'ambone e un organo sull'altare con qualche panca ulteriore subito dietro. Parlo loro di Taizé, della GMG. Mai sentiti, ma ne restano affascinati. Chissà che non sia io a fare proselitismo va... Beh comunque, dopo averli ringraziati per l'ospitalità e ancora not aware del loro preciso credo, mi lasciano un biglietto da visita della loro chiesa: Jesu Kristi Kirke, c'è un rimando ad un sito mormone. Non ho idea di quali siano i capisaldi della loro fede (qualche don che accorra in mio aiuto?), ma sono brave persone, senza ombra di dubbio. Ciedo loro dove sia la chiesa cattolica più vicina. Dall'altra parte della città - perfetto. Me ne torno a casa e finalmente mangio qualcosa, ovviamente è un orario da lunner...
Altra (dis)avventura biciclettesca capitatami ieri, 7 febbraio. Ormai io e la mia bici siamo un tutt'uno. Ci capiamo, soffriamo insieme le uphill della città di Aalborg, ci sosteniamo quando sono necessari gli ultimi sforzi per raggiungere l'apice della salita. Sono ormai un maestro del freno a contropedale. Le uniche con cui non ho ancora un feeling perfetto sono le marce. Credo proprio che si siano risentite di questo perchè ieri mattina, ore 9.40, dopo aver inforcato il mio bolide per andare all'università, faccio per cambiare rapporto e mi resta in mano la levetta di plastica. Questo demonio è sempre più porco dannazione. Malumore immenso, visto e considerato che delle 2x3 marce ne funzionavano solo due e che i miei attrezzi qui consistono in un cacciavite e un coltellino svizzero. Torno indietro di qualche metro a raccogliere i pezzi, con sommo dispiacere noto che la levetta era fatta di sola plastica, probabilmente resa fragile dal gelo della notte. Mi rendo presto conto che difficilmente potrò trovare un rimedio, e mi rendo conto ancor più che dovrò affrontare tutte le salite col rapporto lungo. Credo che per stavolta mi trasformerò nell'eccezione vivente al detto "Chi che no ga testa, ga gambe". Credo che avrò modo di sviluppare sia la prima che le seconde. Grazie Aalborg per damene modo!
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